martedì 25 agosto 2009

Geekotopia 2 - Lego e vecchi videogame

Per la serie "riprendiamo" il broadcast dopo una calda, lunga e faticosa estate, ecco un video veramente ben fatto sempre in argomento videogiochi 8-bit e lego.

mercoledì 8 luglio 2009

Geekotopia - Lego e vecchi videogame arcade

Cosa c'è di meglio per inaugurare la sezione geek di questo blog postando un video che unisce due degli elementi geek per eccellenza:

- I lego
- I videogiochi (e in special modo i VECCHI ARCADE da salagiochi)

Come fa un treno a non uscire dai binari?

- Domanda: Come fa un treno a rimanere sui binari?

- Risposta: Grazie alle flange che sono sulle ruote!

Bhè, sbagliato. Le flange sono solo un sistema di sicurezza infatti quello che tiene il treno sui binari è altro ed è magistralmente spiegato in questo video dal geniale Richard Faymann.

lunedì 6 luglio 2009

Boardgame: Antike

Ieri sera, durante la consueta sessione geek domenicale, ho avuto la possibilità di giocare un nuovo boardgame: Antike.

Si tratta di un gioco strategico basato sulla crescita, evoluzione e conquista fra antiche civiltà. Gli scenari di confronto sono 2 (disegnati su ambo i lati della mappa); entrambi classici del genere, ovvero:

1) Impero Romano ai tempi di Augusto
2) Mediterraneo orientale e l'oriente ai tempi di Alessandro Magno









Le possibili civiltà da impersonare sono 8 (come il numero massimo di giocatori): i Greci, i Romani, i Germani, i Fenici, iCartaginesi, i Persiani, gli Arabi, gli Egiziani e i Babilonesi.

Il numero di giocatori va da 2 a 6 e le differenze fra le civiltà sono esclusivamente logistiche, ovvero cambia solo il posizionamento di partenza dei territori tenuti sotto controllo.
Lo scopo del gioco è quello di ottenere più "personalità" storiche possibili , così da raggiungere il punteggio obiettivo. Ogni personalità non fornirà altro che 1 punto vittoria e potrà essere acquisita attraverso il raggiungimento degli obiettivi di gioco. Questi potranno essere di "know-how" (come la possibilità di muovere le truppe di più posizione per turno oppure avere una produzione di risorse maggiorata), di conquista territorio (raggiungere un certo numero di stati conquistati), di controllo marittimo, di distruzione di strutture avversarie, etc.

Ogni azione, come la costruzione di armate, il movimento, la raccolta di un certo tipo di risorsa, la costruzione di templi e l'acquisto di nuovo know-how verrà deciso dal giocatore spostando il proprio marker su una sorta di "ruota":



Tale movimento, non libero ma guidato da alcune semplici regole, determina la strategia di gioco che si intende intraprendere.

Il gioco, totalmente libero dal fattore stocastico di dati o carte pescate si basa sulla costruzione di una strategia che, seppur dovendo mantenere uno sguardo a medio-lungo termine, sia sufficientemente dinamica da cogliere le opportunità e/o resistere agli inevitabili conflitti (militari, dipolomatici, economici) con gli altri giocatori.

Molto dinamico e piuttosto rapido Antike riesce a non tradire i tempi indicati sul manuale: in circa 2 ore una partita, anche agguerrita e mediamente riflessiva, potrà concludersi.

Per finire voglio sottolineare la buona qualità della componentistica. Il cartellone è carino e funzionale su entrambi i lati e segnalini, monete & co. sono ben fatti.

Consigliato.

fonte immagini: boardgamegeek.com e giochinscatola.it

mercoledì 1 luglio 2009

Coraline e la porta magica


Ieri sera sono andato a vedere "Coraline e la porta magica". Il cinema di zona che lo proietta costringe alla visione 3D e quindi con occhialini incorporati. Fortunatamente, essendo dotato di magnifica "tesserina magnetica prepagata" non ho dovuto subire il clamoroso e criminale furto di euro aggiuntivi per la "magnifica nuova tecnologia" da anni 50.

Ad ogni modo, bando alle polemiche e passiamo al film.

I dettagli della storia, frutto di un racconto breve di Niel Gaiman, potete leggerveli ovunque in rete. Qui vorrei soffermarvi invece su altri aspetti della pellicola.

In primo luogo Coraline non è una pellicola per bambini e forse nemmeno per adolescenti. Non è per bambini perchè a tratti è inquietante e FA PAURA, non è per adolescenti perchè il ritmo è piuttosto lento e le tematiche trattate stuzzicano più chi ha qualche primavera sulle spalle (e magari un pò di progenie) piuttosto chi è ancora nella fase "divoratrice" tipica degli anni da teenager.
In secondo luogo il giudizio su di essa, a mio avviso, va un maturato, piuttosto che sparato a fine visione; molte sensazioni infatti, così almeno è stato per me, compaiono solo ripensando ci a mente fredda.

Come suddetto il ritmo del racconto è lento, a tratti forse fin troppo; tuttavia questa lentezza, ad una rilettura post-visione, mi appare ora funzionale ed adeguata alla presentazione del mondo bizzarro in cui è ambientata. Un mondo originale e fantastico come nella miglior tradizione di una fiaba che si rispetti. Dove cioè il razionale, il ragionevole o il plausibile sono fortunatamente solo ombre di ambienti e personaggi che stupiscono per originalità, per stranezza e per genuina orginalità.

Un film da gustarsi con tranquillità e con la predisposizione giusta per farsi catturare e trascinare dall'evoluzione di questa bambina rapita dal suo stesso desiderio infantile di continua attenzione, coccole e regali e ritrovata dalla (ri)scoperta del genuino affetto provato per i suoi genitori.

In sintesi: un buon film che vale la visione e, magari, qualche riflessione a mente fredda.

P.s.=Checchè se ne dica in giro il 3D è superfluo per questa pellicola che può benissimo essere goduta senza i maledetti occhialini.

venerdì 26 giugno 2009

Il re è nudo

Qualche settimana fa sono incappato in questa meravigliosa vignetta di Dilbert:

Dilbert.com

Il re è nudo.


giovedì 25 giugno 2009

oh my God, it's full of stars! - L'universo osservabile

Spesso le domande dei bambini sono le più interessanti perchè non hanno paura di essere "stupide" e non hanno perso l'ingenuità e la freschezza che, in età adulta, sono proprie solo delle menti brillanti.

Il bimbo tobigheri in tempi ormai lontani si domandò infatti:

Perchè se la vita dell'universo è 13,7 miliardi di anni e nulla può viaggiare più rapidamente della velocità della luce, l'universo viene descritto all'incirca come una sfera di diametro di 93 miliardi di anni luce e non di 28 (13,7*2)?

Mettendola in altri termini come è possibile che esistano oggetti più distanti da noi di 13,7 miliardi di anni luce quando NULLA può viaggiare a velocità maggiore di quella della luce?

Tralasciamo la questione della forma dell'universo che è materia molto complessa e va oltre lo scopo di questo post. Basti dire che la questione "sfera" va considerata nell'ottica del principio cosmologico che ci dice che l'universo è sostanzialmente isotropo per cui ogni osservatore ha una "visione" sferica di ciò che lo circonda.

Che dire... scuole medie, scuole superiori (oddio! il liceo classico...) e primi anni di università non furono esattamente illuminanti a riguardo. Così il bimbo cresciuto (?) tobigheri è riuscito a darsi una risposta solo in tempi relativamente recenti.

La risposta è al tempo stesso semplice e dannatamente complessa.

Semplice perchè si può spiegare con un pò di matematica (non semplicissima a dire il vero :-), ma comunque fattibile), difficile e complessa perchè, come purtroppo avviene sempre più spesso nelle teorie fisiche nate a partire dall'inizio del ventesimo secolo, assai controintuitiva.

Per la matematica - forse - farò un post apposito; qui vorrei soffermarmi sul significato e sulla meraviglia che questa cosa continua a suscitare in me.

Il primo elemento di riflessione che voglio sottoporvi è che l'universo di cui stiamo parlando non è l'Universo in senso letterale o aristotelico. Non è necessariamente "il tutto", bensì è solo "il tutto" che noi siamo in grado di percepire proprio in funzione del limite intrinseco della velocità della luce. In altri termini l'universo di cui parliamo è l'universo osservabile e non l'Universo "tutto" del big-bang che può essere più grande (addirittura di un fattore 1024 secondo Alan Guth) o più piccolo (!!! anche qui non si scherza con la "contro-intuitività della cosa).

La relatività ristretta ci dice che nulla più viaggiare più veloce della luce. Ci dice quindi che dobbiamo lavorare in un universo in cui lo spazio e il tempo non sono indipendenti e per rappresentare l'universo correttamente dobbiamo utilizzare lo spazio-tempo di Minkowski e non più il caro il vecchio universo euclideo R3 disaccoppiato dalla coordinata temporale R1.

In questo spazio "quadridimensionale" tutte le traiettorie fisicamente osservabili sono racchiuse nel celebre "cono di luce" ovvero quella regione di questo spazio quadrimensionale dove gli oggetti si muovono a velocità inferiori, o al più uguali, a quelle della luce nel vuoto. Perchè cono? Semplicemente perchè considerando di fare un grafico cartesiano ove la coordinata X rappresenta una dimensione spaziale, la Y (ortogonale a X ma sullo stesso piano) una seconda coordinata spaziale e la Z (sul piano perpendicolare al piano descritto da X ed Y) la dimensione temporale otteniamo che tutti i possibili punti in cui un oggetto può "esistere" (potrà esistere e potrà essere esistito) sono punti contenuti contenuti in un cono il cui coefficiente angolare è proprio la velocità della luce nel vuoto c.
(Qui si può trovare una descrizione più matematicamente accurata del cono di luce e qualche immagine esplicativa)

Quindi, assumendo che al momento del big-bang (o, diciamo, pochissimo dopo) tutto l'universo si trovasse in una porzione piccolissima di spazio, come è possibile che ora molti frammenti dello stesso si trovino molto oltre la distanza che potrebbero aver percorso anche se avessero viaggiano a velocità vicine a quella della luce?

La fisica classica elementare ci insegna che lo spazio percorso (s) da un oggetto in movimento ad una certa velocità (v) in un determinato tempo (t) è banalmente:

s = v t

Se la velocità v = c (ovvero quella della luce) gli oggetti più lontani dovrebbero trovarsi a circa 13 e rotti miliardi di anni luce di distanza da noi.

Ma questo non è vero. Ci sono per esempio quasar che si trovano a circa 28 miliardi di anni da noi.

Questo è possibile perchè l'universo nella sua espansione è governato (in buona/sufficiente approssimazione) dalle equazioni di campo di Einstein su cui sia applicato il principio cosmologico. Questo assume che l'universo sia omogeneo ed isotropo se si considera una scala dimensionale sufficientemente ampia. Questa assunzione implica che l'unica "variabilità" della metrica sia dipendente dal tempo e non dallo spazio, ovvero:
 ds^2 = {a(t)}^2 ds_3^2 - dt^2
dove a(t) è il fattore di scala che determina la variazione della metrica spaziale in funzione del solo tempo. [Attenzione, la "ds" distanza sopra definita è una distanza quadridimensionale! La distanza spaziale tridimensionale - variazione infinitesima delle coordinate spaziali x,y,z - è indicata da ds3]

Le equazioni risultanti dall'applicazione di tale principio alle eq. di campo della relatività generale, che prendono il nome di equazioni di Friedmann ,

H^2 = \left(\frac{\dot{a}}{a}\right)^2 = \frac{8 \pi G}{3} \rho - \frac{kc^2}{a^2} + \frac{\Lambda c^2}{3}
e
\dot{H} + H^2 = \frac{\ddot{a}}{a} =  -\frac{4 \pi G}{3}\left(\rho+\frac{3p}{c^2}\right) + \frac{\Lambda c^2}{3}
(i puntini indicano derivate temporali, H è il parametro di Hubble, G la costante gravitazionale, ... ecc) mettono in relazione il fattore di scala a(t) con le fondamentali proprietà dinamiche dell'universo (per esempio la densità di massa dell'universo, la costante cosmologica, etc).

In parole povere come questo fattore di scala varia nel tempo determina la misura della distanza (la metrica si voglia dire) del nostro spazio, ovvero ci da una misura di come si stiracchia o si accartoccia lo spazio in funzione del tempo.

Questo, dopo un pò di calcoli in cui si butta dentro il redshift di Hubble e molto altro [cfr. questo articolo per la derivazione formale], porta al concetto e alla definizione di distanza comovente :

 \chi = \int_t ^{t_0} \frac{c dt'}{a(t')}

che rappresenta la distanza reale che vi è, ad un dato tempo t, fra due oggetti e dove a(t) è il fattore di scala di cui sopra. Distanza, che non è quella dell'immagine che stiamo effettivamente vedendo, bensì è la distanza attuale dell'oggetto di cui stiamo osservando il passato.

La cosa sorprendente è che non vi è ALCUN LIMITE a priori sulla "velocità" di espansione l'universo: in a(t) non c'è niente che lo vincoli a non stiracchiare lo spazio - diciamo - troppo in fretta) Ovvero, seppur nessun oggetto mai potrà muoversi può veloce della luce, tale restrizione non esiste per lo spazio. Questo, in linea di principio, potrebbe portare che due oggetti molto distanti si muovano l'uno rispetto all'altro a velocità inferiore di quella della luce ma, complice l'espansione dello spazio, mai "si vedano" l'uno con l'altro.

Tutto questo sostanzialmente perchè lo spazio-tempo per la relatività generale (al contrario di quanto avvenga per la relatività ristretta) è curvato dalla presenza di materia e (quindi) di energia. Tale curvatura porta al fatto che il suddetto "cono di luce" discusso per la relatività ristretta non è più tanto un "cono". Poichè si aggiunge un elemento di curvatura in più dobbiamo utilizzare una dimensione in più per tentare di rappresentare visibilmente in un grafico tali le traiettorie quindi dobbiamo limitarci ad 1 dimensione spaziale, ad una temporale e ad una dimensione che non ha un significato fisico ma descrive la curvatura dello spazio per la coppia (direzione spaziale, tempo).
Supponiamo di disegnare la traiettoria compiuta da un raggio di luce che parte da un quasar e viene ricevuto dalla nostra galassia. Facendo riferimento alle immagini di sotto:

[Fonte: Wikipedia; Autore: Ben Rudiak-Gould]

[Fonte: Wikipedia; Autore: Ben Rudiak-Gould]

la linea marrone è la traiettoria su un asse spaziale della via lattea, la linea gialla la traiettoria monodimensionale del quasar, la linea rossa la traiettoria di un raggio di luce emesso dal quasar e ricevuto dalla via lattea. Le linee viola rappresentano linee a costante tempo cosmologico distanziate di 1 miliardo di anni. Supponiamo che la base del "vaso" rappresenti la posizione di partenza della galassia e del quasar al tempo di 700 milioni di anni dopo il big-bang. Poichè la luce non può andare a più di c l'inclinazione della sua traiettoria nel grafico non può essere maggiore. La distanza iniziale fra i due oggetti è di circa 4 miliardi di anni luce. Come si vede dalla linea rossa la luce emessa da questo quasar raggiungerà la via lattea dopo 12 miliardi di anni quando la reale distanza del quasar (linea arancione: distanza comovente) da noi sarà 28 miliardi di anni luce.

Se infine siete arrivati fino a qui e volete parlarne ancora, approfondire il discorso, ricoprirmi di improperi o semplicemente darmi un cenno del vostro passaggio vi invito a lasciarmi un commento.
Sperando che in qualche modo quanto sopra scritto sia utile a qualcuno vi saluto.

Un paio di link per approfondire